27 novembre 2013

Alan Moore? Non ti piacciono i supereroi? Ma...

Ok, sta girando sul caro WWW l'intervista che il giornale inglisssh The Guardian ha fatto al caro vecchio stregone Alan Moore. Beh... 
Che paura ad incontrarlo di notte!
La critica ai cinecomics era ovvia. Sono anni che Moore si incazza come un tifoso di calcio quando salta la Tv durante la finale dei mondiali, e quindi si, bla bla bla "sono mostri senza cuore avidi di denaro e corrotti, morissero loro con tutti i filistei". Insomma, più o meno la solita critica. Che, per quanto leggittima da parte di autore, nel ventunesimo secolo non è più costruttiva ma castrante: media diversi necessitano traduzioni diverse, che possono essere più o meno riuscite, ma se messaggio e contenuto non cambiano, qual'è il problema? Vedi infatti V for Vendetta o Watchmen.
Ma, personalmente, da lettore e da spettatore c'è una cosa che mi ha lasciato alquanto perplesso. La critica ai supereroi. Allora... 
M rifaccio all'articolo di Comicus.it.

«Non leggo fumetti di supereroi da quando ho finito di scrivere Watchmen. Odio i supereroi, penso siano abominevoli».
Ok, però dopo il suddetto capolavoro hai continuato a scriverne. Il problema è... Perchè se li odi tanto?

«Non significano più ciò che significavano prima. In origine, erano nelle mani di scrittori che avevano il compito di espandere l’immaginazione di un'audience che andava dai 9 ai 13 anni, cosa che facevano in maniera eccellente. Al giorno d’oggi, questi fumetti sono indirizzati a uomini di 30, 40, 50 o 60 anni».
Però non penso che il caro Alan scriva fumetti supereoistici per bambini. Cioè Tom Strong, Wildcats, Supreme... Non saranno Batman e Spider-Man, ma sono a tutti gli effetti dei supereroi. Non sono destinati ad un pubblico tra i 9 e 13 anni, ma, in un certo senso mostrano l'esasperazione e la critica al concetto di "supereroe" un pò come Watchmen, quindi destinati ad un pubblico molto più adulto. E, secondo me, è sbagliato pure pensare che i "super" non hanno il medesimo significato di allora. Come ci ha insegnato, proprio recentemente, Deadpool, il "mito" (nella sua accezione più ampia) è ancora fondante e fondamentale nel mondo dei fumetti. La rielaborazione dei miti passati serve proprio ad espandere l'immaginario del lettore, serve a creare una "rete" di conoscenze e rimandi, ormai, necessaria alla fruzione contemporaneità artistica. Specialmente con le varie sperimentazioni narrative di tanti fumetti contemporanei, mainstream e no.

«Qualcuno poi se n’è uscito con il termine ‘graphic novel’. Questi lettori sono legati a quel tipo di fumetto: sono semplicemente interessati a trovare un modo che continui a giustificare il loro amore continuo per Lanterna Verde o Spider-Man, senza che ciò li possa far apparire emozionalmente anormali».
Ehm...  Alan? Lo sai, vero che con il tuo lavoro negli anni '80 hai contributio alla creazione di questa etichetta? Almeno nell'accezione che conosciamo oggi. Cioè, Killing Joke... Non penso che un bambino di dieci anni se lo possa leggere senza a) non capirci una mazza e b) non capirci una mazza. E io non devo certo giustificarmi con nessuno se continuo a leggermi i fumetti supereroistici: ritengo, senza pretesa alcuna, che il supereroe incarni da un lato, fanciullescamente (e quà ti dò ragione) l'ideale di una perfezione eroica assolutamente utopistica e del tutto assente al giorno d'oggi (e non ci fa mica male sognare ogni tanto, e che...), dall'altro, si configuri come terreno fertile di sperimentazioni narrative, visive, anche metaforiche o critiche, che ne trascendono la mera natura supereroistica. Dunque... Qual'è il vero problema? è "emozionalmente anormale" utilizzare un concetto iconico per diametralmente opposti bisogni narrativi?

«C’è stato questo significativo aumento di persone dipendenti dai supereroi [fra] l’audience di dipendenti da prodotti ‘mainstream’».
E qui ti voglio dare ragione: soldi brutti e cattivi. Ma... Ritengo sia vecchia di millenni la ricerca di "vivificare" personaggi di fantasia davanti gli occhi degli spettatore. Il teatro, il cinema, l'opera, hanno, da sempre, pescato nell'immaginario popolare e non, leggendario e non, contemporaneo e non, per offrire al pubblico una fetta delle fantasie che diventano una realtà "tangibile" davanti gli occhi dello spettatore.

«Non credo che i supereroi rappresentino qualcosa di buono».
E vabbè, lo abbiamo capito.

«Penso che il fatto che oggi abbiamo adulti che vanno a vedere film come The Avengers e che apprezzino personaggi per dodicenni creati negli anni ’50 sia un segnale abbastanza allarmante”».
Voglio capire che, spesso, le sceneggiature di sti film so scritti un pochino all'acqua di rose, ma, di certo, l'obiettivo degli stessi non è di creare chissà quale capolavoro. Sono film di intrattenimento. Puro intrattenimento. Ti devono "stupire" le immagini, le scene, e azioni, ti devono restituire il tuo eroe di carta in carne ed ossa e farti esclamare WOW ad ogni uscita in costume. Anche il cinema ha bisogno di distrazioni. E poi non continuo a capire la "critica" all'adulto che segue i supereroi. Ma quanti supereroi, nati per essere "da bambini" (e manco tanto), oggi, hanno una vita "adulta" autonoma? Ma se pensiamo solo a Batman! Quanti fumetti per "adulti" ci sono? E chi li ha scritti? Anche Alan Moore! Ma non solo... Allora Frank Miller? Io non penso che Alan Moore si metta il nipotino sulle gambe e leggano insieme Il ritorno del Cavaliere Oscuro. O forse si?

Bòn, comunque ritengo che questa critica di Alan sia un pò forzata e poco legata all'universo artistico contemporaneo e sociale. Prima gli albi dello scrittore inglese avevano la grandissima capacità di intercettare una serie di questioni sociali, culturali e artistici e offrirli al lettore attraverso un solo, grandissimo-maperl'epocapurtroppoancoranoncosìgrande, medium: il fumetto! 
Ora... Beh... Per carità, le opinioni sono come i peli superflui, ognuno ha i suoi, però, insomma...
Tra un pò il nostro viaggio per Nerdopolis farà sosta al Neonomicon di Moore... Diciamo che, come tranti grandi artisti, la vecchiaia li ha resi un pò miopi. Ma di quella miopia che non ti bastano gli occhiali.

6 commenti:

  1. Io a 24 anni colleziono libri sulle fate dei fiori e nessuno mi dice niente. Non in faccia, almeno... :D
    Meno male che sono nata donna, nessuno trova niente di strano in una donna che gira per la sezione bambini della libreria.

    [ritengo, senza pretesa alcuna, che il supereroe incarni da un lato, fanciullescamente (e quà ti dò ragione) l'ideale di una perfezione eroica assolutamente utopistica e del tutto assente al giorno d'oggi ]

    A vedere certi supereroi d'oggi non si direbbe... :P

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    1. In effetti la nostra fascia d'età (io ho 27 anni portati malissimo) Moore non la mette in mezzo... Possiamo fare quello che vogliamo??? Evvai!!!
      Il problema è che anche io giro nella sezione bambini delle librerie, ma solo perchè è la che ci mettono i fumetti!!! Infatti i commessi mi guardano strano e mi chiedono «deve fare un regalo»?

      Beh, io intendo l'icona del "supereroe". è chiaro che nella contemporaneità anche il concetto di eroe è diventato più complesso, più articolato e molto più ambiguo. Superman (che mi andrà pure un pochino stretto) è alto, bello, forte, coraggioso, potentissimo, aiuta i deboli è un signore con le donne, incarna un sentimento di giustizia egualitario e, quindi, è l'ideale dell'eroe. Certo, poi, per ragioni di marketing, narrative, anche sociali, o quant'altro SPOILER uccide Zod nel film, ad esempio FINE SPOILER assume altre declinazioni, queste non vanno comunque ad intaccare, secondo me, la portata iconica, assolutamente inossidabile, del personaggio. Il concetto di supereroe "perfetto" è fin troppo radicato nel nostro immaginario. Da qui, infatti, tutti gli esperimenti (di Moore) compreso di "smitizzare" i supereroi, proprio come contrasto con questo ideale.

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    2. Io invece sembro molto più piccola, sarà quello. :P

      Nelle librerie che frequento io invece i fumetti (a meno che non siano Disney) sono di solito in un posto diverso dalla narrativa per l'infanzia e i libri illustrati (anche se diversi libri illustrati che ho visto là non li consiglierei a dei bambini, la volta scorsa mi è capitato un libretto incredibilmente macabro, dove in ogni pagina un bambino moriva brutalmente... il tutto accompagnato da una filastrocca con le lettere dell'alfabeto... in pratica muoiono tanti bambini quante sono le lettere dell'alfabeto: A come Anna che scivola da una rupe, B come Berta che viene fatta a pezzi da un'ascia, C come Chris che mangia delle puntine da disegno eccetera - nota, i nomi veri dei bambini non li ricordo, ne ho messi alcuni a caso per far capire la struttura).

      Superman fa pure di peggio, hai mai letto Injustice? XD
      Anche se a dire il vero pensavo più alla Marvel...

      Ho commentato l'ultimo numero di Thor se ti interessa. :P

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    3. Ma deve essere un libro meraviglioso :-D :-D :-D

      Beh, ma il discorso Superman è applicaile (con maggiori sfumature, sicuramente) anche ai super della Marvel.

      E allora prendo una deviazione dall strada per Nerdopolis e vengo a fare una sosta ;-)

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    4. Il libro in questione si chiama "I piccini di Ghaslycrumb" di Edward Gorey. E' un abbecedario macabro scritto nel 1963, che dev'essere stato pubblicato soltanto recentemente in un'edizione tutta sua (nella collana "Cavoli a merenda" di Adelphi), perché cercando informazioni al riguardo online ho trovato solo la raccolta "L'ospite sgradito e altri 12 racconti d'umorismo nero".
      Su Amazon c'è scritto che l'età di lettura è: "a partire dai 7 anni".
      Mi sono resa conto che, praticamente, l'unica cosa che distingue la (buona) letteratura per ragazzi da quella per adulti è il sesso. E/o riflessioni filosofiche lunghe interi capitoli.

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    5. Wow, ma è fantastico: l'eponimo umano dei "coniglietti suicidi"!!! Dovrò assolutamente recuperarlo! è di un grottesco degno di Tim Burton bei tempi andati!!! Grazie per questa dritta ;-) lo DEVO avere :-D

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