5 novembre 2012

V per Vendetta: Breve commento non esaustivo [Recensione]




Questo film l’ho forse visto millemila volte da quando è uscito, ma ultimamente mi è capitato di rivederlo per l’ennesima volta con degli amici e… Ohmiodio! Riesce ad essere sempre più bello, e visto che oggi siamo al 5 novembre…. 
Questa non sarà una vera e propria recensione, ma diciamo più un breve commento ad alcune tematiche del film.
Ma «questa vicissuas verbale vira verso il verboso» (cit.) e dunque procediamo!
Ispirato all’omonimo fumetto scritto dal genio-matto ma anche mago (beh? Si è autoproclamato lui così) Alan Moore e disegnato da David Lloyd, lo sappiamo tutti (e se non lo sapete è molto grave) racconta la storia di questo vigilante mascherato “V” ambientata in un futuro molto vicino in cui l’Inghilterra è diventata una tirannia e il mondo è bello che sconquassato. Ora, la trama diciamo, ma “diciamo” ben virgolettato, non è nulla di “nuovo” (ben virgolettato): è la storia di un tizio mascherato che lotta contro un tiranno malvagio, mosso sia da vendetta (beh, il nome non mi sembrava abbastanza chiaro), che da spirito di rivolta sociale. Un po’ Batman, un po’ Robin Hood e il gioco è fatto. Ma la genialità di Moore è stata quella di utilizzare meramente come pretesto un personaggio all’apparenza molto da cliché, per invece realizzare una grande riflessione politica e sociale.
Chiariamo subito un punto. Il fumetto è una cosa, il film è un’altra. So che sono bravo a scoprire le ovvietà della vita, ma non è una banalità, perché molti dicono: «il film fa schifo, il fumetto era molto meglio», beh? Che ce frega? Se avessero realizzato una riduzione fedelissimissima al fumetto, sarebbe venuto un film di un miliardo di ore e la gente avrebbe cominciato a collassare sulle poltrone. È chiaro che, passando da un medium all’altro, devi fare una sintesi, tralasciando qualcosa. L’importante, e qui sta la bravura dello sceneggiatore e del regista, è mantenere intatto l’ideale del fumetto, il tema portante, che va oltre le singole scene. E qui ci son riusciti, come ci sono riusciti con Watchmen (e quello che vi parla è un fan sfegatato del fumetto di Watchmen).
Fare un’analisi approfondita delle tematiche del film merita un libro, e adesso analizzerò secondo per secondo tutta la pellicola per intero. Paura eh? Guarda che ti ho visto spostare il cursore verso la chiusura della pagina, non devi farlo, tranquillo, scherzo, ma credo che un grande tema lo si debba accennare.
Allora, parliamo di un tema ambiguo e vecchio quanto il mondo: è giusta la Vendetta? È più giusta se perpetrata per una giusta causa? È sbagliata? Viva Ghandi e la non violenza o viva la rivoluzione d’ottobre? La risposta ovviamente non ce la dà il film, ma neanche potrebbe, e quindi?
“V” rappresenta il mondo violento, rappresenta la conseguenza violenta ad un mondo violento, agisce con violenza a violenza, e attraverso la violenza scopre (no, non ripeterò ancora “violenza”, ops... l’ho fatto) la necessità di ribellione e l’anelito alla Vita. Evey, il personaggio femminile interpretato da Natalie Portman, invece è si, il prodotto di un mondo violento, ma anche la rappresentazione che Rivoluzione non significa necessariamente Distruzione, ma che può, anzi deve, essere Costruzione. Due facce della stessa medaglia: “V” passa il testimone a Evey, perché cessi il mondo cupo e tirannico, così che nasca invece quello giusto e democratico.
Tu vedi “V” e pensi: si è figo con la maschera da Guy Fawkes stilizzata, il mantello nero, il cappellaccio, i coltelli, la parlata forbita e citazionista, ma è pur sempre un assassino, arriva a tortura Evey, insomma, non è proprio una personcina a modo. Invece è proprio la sua figura, così bruta e quasi distaccata seppur gentile a fungere da cerniera tra Vendetta e Giustizia. La storia di Valerie è un inno d’amore all’uguaglianza, alla diversità come valore e come arricchimento, alla vita come figlia complessa dell’universo, e “V” lotta per permettere al mondo di compiere ancora questo miracolo, non è mera vendetta nei confronti dei malvagi.
I riferimenti ai regimi totalitari, la loro presa del potere attraverso il terrore anche attraverso l’utilizzo partitico dei media, sono ovunque, ma la loro presenza non è solo per dire «guarda quanto sono brutti e cattivi» ma per risvegliare la coscienza di chi ha preferito sonnecchiare nel proprio individualismo, piuttosto che essere parte attiva nella vita sua e degli altri. “V” è un violento giustiziere? Senz’altro! Ma alla fine lascia tutto in mano a Evey che rappresenta il popolo risvegliato che decide di riprendere in mano la sua libertà. La popolazione inglese scende in piazza vestita da “V” lo fa in maniera non violenta e lo fa per assistere alla distruzione non di un semplice palazzo del governo, ma di un simbolo che per anni ha significato morte e sofferenza.
Vabbè, il film abbraccia ancora molte tematiche, ma sono già stato moltoestremamente riduttivo, quindi non mi azzardo ad andare oltre.
Sicuramente è un film molto complesso e ricco di spunti di riflessione, ma è anche un’ottima pellicola di intrattenimento girata con maestria capace di coinvolgere per tutta la sua durata. Ti affascina, ti emoziona, ti commuove e ti lascia con un sapore agrodolce in bocca. Film di questo tipo sono estremamente difficili da realizzare: o rischi di fare una pellicola tutta cazzotti ed esplosioni riducendolo a un mero film di supereroi, oppure rischi di fare un film politico che bacchetta lo spettatore.
Fortunatamente per V for Vendetta vale il detto “in media stat virtus”.

«spero che il mondo cambi e le cose vadano meglio ma quello che spero più di ogni altra cosa è che tu capisca cosa intendo quando dico che anche se non ti conosco, anche se non ti conoscerò mai, anche se non riderò, e non piangerò con te, e non ti bacerò, mai… io ti amo, dal più profondo del cuore… Io ti amo» Valerie.

4 commenti:

  1. Anonimo18:06

    per quanto mi riguarda credo che questo film sia tra i rari esempi di riuscita traduzione da un linguaggio artistico (il fumetto) ad un altro (cinematografico). Sono più gli esempi di trasposizioni negative (molte nei passaggi da libro a film) che positive, ma alcune eccezioni secondo me si possono trovare. Credo che questo film oltre a restare fedele allo "scopo, messaggio, semantica, atmosfera" del fumetto, riesca anzi a intensificarne molti aspetti.

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    1. Esatto. Sono rare le "felici" trasposizioni da un medium ad un altro. Il problema è di sintesi, non tutti la sanno fare. Il film in tal senso riesce perfettamente ad equilibrare il tutto.

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  2. E' la seconda volta che mia capita. Prima con Watchmen. Ora con V per Vendetta. E' plausibile l'idea di un "mercato fumettistico" che vuole trascinarci tutti in preda alla disperazione sulle pagine di queste Opere?!Con me ci sono già riusciti...:P

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    1. Beh, se per questo anche con me... Tante Graphic Novel le ho conosciute grazie ai film. V for Vendetta (ammetto la mia colpa) l'ho letto dopo il film. Watchmen, per esempio, invece no: prima ho adorato eroticamente il fumetto, poi ho amato il film. L'idea del Cinecomics infatti abbraccia due diverse domande: gli amanti del fumetto che desiderano vedere i propri eroi trasposti in celluloide e il mercato del fumetto che tenta di allargare il proprio pubblico attraverso i film. Certo, poi, anche esigenze economiche, artistiche, bal bla bla...

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