16 gennaio 2017

Paradise Beach e Man in the Dark: quando fuori nevica… [Recensione]

La neve è il messaggio dell’Universo che ti dice: «chiuditi in casa e non uscire!».
E chi siamo noi, per disobbedire all’Universo, insomma, è sempre l’Universo…
E ogni nerd che si rispetti che cosa fa? Ovvio! Fa quello che non può fare come vorrebbe fare: abboffarsi di tutti ciò che gli piace, fumetti, film, videogiochi, e tutto quello che è costretto a dilazionare nel tempo.
Dunque, mentre fuori l’inverno nucleare imperversava, mi son messo, comodo comodo, copertina a quadrettoni di flanella e borsa d’acqua calda, come un anziano, in poltrona a guardare due film random, i primi che mi son venuti a mente, e che non c’entrano nulla l’uno con l’altro e manco con l’atmosfera da The Day after Tomorrow oltre la finestra affianco a me: Paradise Beach e Man in the Dark.

Piccolo appuntino: il primo ha come titolo originale The Shallows e il secondo Don’t Breathe… Ora… Perchè diamine sostituire il titolo in inglese con un altro in inglese?!? Vabbè… Torniamo a noi.

PARADISE BEACH – DENTRO L’INCUBO

A me i film che rispettano le tre regole aristoteliche di spazio, tempo e azione mi paiccino. Ounto. Non ci posso fare nulla. In linea con l’assassino, Panic Room, Buried, per dire i primi che mi son venuti a mente, mi piacciono proprio assai. Vuoi per la sfida di intrattenere per almeno un’ora e mezza con pochi elementi, vuoi perché ci vuole tanta inventiva per far succedere “qualcosa”, ma quando la sfida è vinta, allora il film è una soddisfazione da guardare.
Ed è quello che succede con questa povera tizia che per fare surf in una spiaggia sperduta del Messico, finisce ferita da uno squalo su un piccolo scoglietto, impossibilitata a tornare a riva perché il pinnuto pesciolone è li pronto ad attaccare. 
Niente metafore sessuali in quello che ho scritto, eh!
Il regista Bayona, già abituato a film “aristotelici” con l’interessante Non-Stop, sa davvero come narrare il dramma, senza troppa prevedibilità (si, qualcosa un po' prevedibile ci sta), e con grande maestria visiva. Dal punto di vista visivo il film è davvero molto accattivante, con le riprese in sovrimpressione dell’orologio che scandisce i minuti per l’arrivo dell’alta marea, ma anche con le riprese subacquee, ovattate e molto angoscianti se ti identifichi con la biondona protagonista. Qualche capatina a Cast Away con il gabbiano “Steven Segal” come “Wilson” e anche i momenti più leggeri, all’interno dell’angoscioso dramma, ci sono.
Un’ora e mezza e alla fine ti senti soddisfatto. Niente capolavoro, niente miglior film 2016, solo un ottimo film di intrattenimento che fa il suo dovere e ti lascia contento… Sopratutto di non essere al mare ma in mezzo alla bufera di neve!

MAN IN THE DARK

Forse perché mi aspettavo un horror paranormale-fantasmi e altro, forse perché avevo letto praticamente nulla (anzi, senza praticamente) di sto film, ma anche qui, la sorpresa c’è stata. In positivo, sia chiaro.
Tre teppistelli da quattro soldi vogliono rapinare un cieco (non di Praga) a casa sua: niente di più facile, no? Eh… Per niente!
Ed è questo l’assunto interessante! Anche qui c’è un che di “aristotelico” nella costruzione del film: Quasi tutto all’intero della casa, pochissimi personaggi, e un’azione ininterrotta, un crescendo ansiogeno che sembra senza fine.
Il film ti catapulta e ti tiene incollato con gli occhi allo schermo perché tu, spettatore al caldo sulla poltrona a casa tua, vuoi sapere come diamine andrà a finire. Nessuna prevedibilità, colpi di scena uno dopo l’altro. Tu sei pronto ad identificarti con povero vecchietto non vedente (perché, dai ci identifichiamo sempre con i buoni e i tenerelli) e poi, ti ritrovi a parteggiare i criminali! Perchè… Niente spoiler, guardatevelo!
Anche questo girato con grande attenzione per lo spettatore che deve sentirsi braccato ed in trappola per sperare di salvarsi come i protagonisti.

Insomma, questi sono i film migliori da vedere quando al posto di uscire a congelarti sei costretto in casa: quelli a sorpresa, di cui non sapevi granché, che ti fanno passare il tempo senza stare li a pensare alle cose che devi fare e che, masochisticamente, ti regalano quel pizzico di ansia e angoscia che, catarticamente, esplode alla fine del film.

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